L’ A S P E T T O E S T E T I C O N E E’ U N A C O N S E G U E N Z A
I proprietari di casa? Sarta lei, professore lui. Anzi, mi correggo: couturière lei e professore “Keating style*” lui.
Questi due cari amici sono così piacevoli che dal quarto d’ora d’intervista che mi ero prefissata, sono riuscita a sforare di due ore. Forse più.
La casa è splendida anche all’esterno. Luminosissima, armonica, con un’impronta piuttosta moderna senza però essere pretenziosa. Un cubo lungo e stretto che si iscrive perfettamente in una porzione di terreno trapezoidale in cui v’erano delle piante che hanno voluto salvaguardare. E’ una filosofia che incontra anche il mio di pensiero: gli spazi vanno rispettati, tantopiù quando si parla di natura e storia di un territorio.

La casa è un bell’esempio di perfetto inserimento nell’ambiente circostante anche se realizzata con moderne tecniche architettoniche.
Le pareti e i soffitti sono delle lastre di abete prefabbricate, mentre il massetto (fondamenta) è stato realizzato in modo tradizionale.
Quando si varca l’ingresso ci si sente già in pace, tutto fa pensare al gusto e alla funzionalità degli spazi. Non si pensi però che le cose siano state fatte senza uno studio preciso: niente è stato lasciato al caso! Tutto è frutto di un ragionamento e qui vi è la cura di ogni singolo dettaglio.
Dettagli, già… La casa di fatto è realizzata allo stesso modo con cui la padrona di casa realizza uno dei suoi capi. In modo molto curato.

Mentre lei mi accompagnava a fare il giro dell’abitazione, ha confessato di non vedere tutta questa cura e pignoleria (!)… Suo marito – ossia questo “Professor Keating a chilometro zero”- ama
l’ordine, ma ha anche bisogno di “stare un po’ nel casino” (nota la padrona di casa) e ha il suo studio al piano superiore circondato da qualche migliaio di libri.

Altra cosa sorprendente di questa abitazione è che assieme ai classici del design come l’arco di Flos, il tavolo LC6 di Le Corbusier, le sedie di Starck e il plan di Cappellini, c’è anche molto Ikea. Ma non sembra affatto Ikea!

Ho fatto qualche domanda ai proprietari per capire meglio quali sono le loro sensazioni e quali sono state le loro scelte:
Chiara’s room: “Cos’è che vi piace di più di casa vostra?”
Couturière e professor Keating: “Il comfort. E’ una casa confortevole e trasmette un’energia positiva”
Chiara’s room: “Qual’è stata la cosa più difficile del progetto?”
Couturière e prof. Keating: “Una volta definito il progetto sulla carta, non è stato facile immaginarsi come sarebbero stati gli spazi nella realtà.”
Chiara’s room: “Avete un sistema di riscaldamento non tradizionale, vero?”
Couturière e prof. Keating: “L’unica energia che utilizziamo è quella elettrica dei nostri pannelli solari. Questo si traduce in un grande vantaggio economico ed una casa confortevole in ogni stagione.”
Chiara’s room: “Cos’è che vi piace di più degli spazi in cui vivete?”
Couturière e prof. Keating: “Tutte le cose hanno una loro funzione. Non c’è nulla in più. La casa è minimale e rimarrà tale. Lo spazio e gli arredi hanno prima di tutto un compito funzionale, l’aspetto estetico ne è una conseguenza.
E qui, se posso aggiungere, il senso estetico abbonda.

Ultima nota sui padroni di casa: lei ha prestato particolare attenzione alla progettazione della cucina perché è una che cucina sul serio. Il fatto che abbia voluto anche lo scaldapiatti, ne è una riprova.
E che dire di lui? Un contastorie colto dei giorni nostri, uno che riuscirebbe a tener testa anche a Philippe Daverio.
* il professor Keating era l’iconico professore del film “L’attimo fuggente”.