S I F A U N G R A N P A R L A R E D I C A K E D E S I G N
Si fa un gran parlare di cake design: in televisione spopola, nelle riviste impera e non c’è edicola che non venda gli attrezzi per potere realizzare le decorazioni dolciarie.
Facendo una ricerca, ho scoperto che Wikipedia non lo definisci cake design, ma cake decorating, senza sminuire la bellezza di quelle che io definisco vere e proprie opere d’arte commestibili.
Da piccola, avendo un po’ di mano per il disegno venivo ingaggiata per realizzare i bigliettini d’auguri per parenti e amici: indovinate a cosa assomigliava la torta che disegnavo per i festeggiati? Ad uno di quei topper incredibili che solo i grandi pasticceri riescono a fare!

Negli Stati Uniti la tendenza è esplosa alcuni decenni fa, ma in Italia è arrivata solo di recente. Si dice che fossero stati gli inglesi a realizzare il primo esempio di cake design per celebrare con sontuosità il matrimonio della regina Vittoria. E noi italiani? E’ indubbio che in cucina riusciamo ad essere ancora imbattibili grazie al nostro innato buon gusto. E dunque perché non far loro vedere di che “pasta” (!) siamo fatti?
Non si confonda la moda del cake decorating con la vera bravura in questo tipo di pasticceria! Ho visto delle cakes tecnicamente perfette, ma che peccavano negli abbinamenti di colori sino a rasentare il cattivo gusto.

Chi invece di gusto e di abilità ne ha da vendere è Orietta Basso, dai lineamenti delicati e dal sorriso sincero. Pur vivendo a pochi chilometri di distanza da lei, ho fatto la sua conoscenza per puro caso passeggiando per le vie di Spilimbergo. Ho visto in vetrina una torta bianca di una raffinatezza infinita. Definirla torta è alquanto restrittivo, perché a vederla bene sembrava una scultura. Sono entrata in negozio e mi è stato fatto il suo nome e mi hanno detto che era di Rauscedo.

Che Rauscedo fosse talentuosa nella produzione di barbatelle era cosa nota, ma che ci fosse così tanto talento nella realizzazione di topper è stato per me un’autentica rivelazione.
Orietta tratta i suoi topper con lo stesso principio con cui Donatello usava lo “stiacciato” nelle sue opere scultoree. Lavora sulle variazioni minime di spessori e volumi per concentrarsi sul singolo dettaglio.

Quando guardiamo una sua torta siamo rapiti dalla visione d’insieme in primis, ma subito dopo non possiamo fare a meno di guardare ogni singolo particolare.
Che dire dei boccioli delle Pierre de Ronsard fatti di zucchero? Sarei curiosa di avvicinarne un al rosaio che si arrampica alla colonna del mio cancello per vedere qual’è il più reale dei due!

Nel “piccolo” Orietta trasmette tutta la sua grazia, il suo senso delle proporzioni e il suo incredibile senso del colore.
Con un percorso artistico alle spalle, la sua grande propensione per il bello non poteva rimanere inespressa.

Tutto nei topper di Orietta è di qualità eccelsa.
Il bello è un concetto che si presta ad essere interpretato, ma di fronte ad una delle sue realizzazioni ogni dubbio sul vero significato della parola svanisce.
Chiara Orlando
Orietta Basso