Far rivivere dei dettagli che sfuggono alla visione d’insieme
A Lucio e Franco Fontana penso quando guardo le fotografie di Enrica Caretta di cui ho scoperto di recente una raffinata galleria su Instagram. Le immagini di questa piemontese da anni residente a Milano sono state una vera folgorazione.
Quando le vidi per la prima ricordo di aver appoggiato la tazza di caffè sul tavolo e di essermi detta: “Qui non mancano senso del colore e una grande sensibilità per i tagli fotografici.”

Negli scatti che la Caretta dedica all’architettura di Bologna, Pantelleria o Lisbona, il colore e il taglio fotografico risultano amplificati e non lasciano spazio ad altre interpretazioni, se non quella di saper raccontare squisitamente l’architettura di un luogo.

Con ogni probabilità la prima immagine che vidi fu una della serie “Possibilities of a line”, in cui ritrovai la stessa forza espressiva dell’arte spazialistica. Una linea, un chiaroscuro interrompono una superficie intonacata: vengono riportati sapientemente in un bianco e nero dove ogni mezzo tono è ben calibrato. I muri del Santuario di San Luca nelle mani di Enrica Caretta vengono reinterpretati e regalano una nuova identità ad un luogo di cui tutti conoscono la visione d’insieme, ma di cui sono sconosciuti i dettagli. Si potrebbe dunque parlare di un altro modo di rapportarsi alle città, lasciando che siano i dettagli architettonici a descriverle.

Mi piace pensare che un po’ della filosofia con cui Enrica Caretta ha scritto il suo volume “Il passandolo – Dizionario delle parole ritrovate e adottate ” vi sia anche nelle sue fotografie. Nel libro pubblicato da Add Editore, l’intento è quello di far rivivere parole oramai dimenticate della lingua italiana e riportarle nuovamente in vita grazie a personaggi illustri della cultura. Trovo che vi sia una logica simile anche in questi scatti: è generosa nell’offrirci dei dettagli che in genere sfuggono alla visione d’insieme e che normalmente vengono dimenticati. Grazie ai suoi scatti ora siamo in grado di cogliere la bellezza delle colonne di Via Po a Torino o del balcone su cui sventola una tenda rigata bianca ed azzurra a Tropea.

Ma se guardando la serie “possibities of a line” mi è inevitabile pensare a Lucio Fontana, le sue foto a colori le sento vicine alla fotografia di Franco Fontana.
Dominano le tinte ocra e i bruciati, i blu intensi e i gialli. E proprio come fa Franco Fontana, anche lei usa il colore in modo “pieno”, senza risparmio.
La cosa straordinaria è che la milanese d’adozione esclude ogni tipo di filtro e descrive il colore con la massima naturalezza. Le tinte dominano la scena e la fanno propria facendosi largo nella composizione.

Enrica Caretta narra le più belle città italiane e d’Europa attraverso singoli dettagli, con una sensibilità non comune con cui intende “ far ricordare” anche le cose più minute e su cui generalmente non ci soffermiamo.

A lei va il merito di far capire quanto i dettagli siano necessari all’intera composizione e quanto un dettaglio, sia esso un muro sgretolato, una tenda arricciata o un’inferriata possa dirci di un luogo e della gente che ci vive.
Chiara Orlando
Enrica Caretta