In tempi non sospetti, quando mai avrei pensato che uno dei miei sogni potesse prendere forma, mi era venuta voglia di inserire all’interno del blog una sezione dedicata al cinema. Un post scritto da Michele Bertolini, docente all’Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo e grande appassionato di cinema, mi aveva fatto capire che quello poteva essere lo spunto giusto per iniziare una piccola rubrica legata alla mia passione per il cinema. Ed è proprio con la sua introduzione a “I dieci film della mia vita” che ho il piacere di iniziare questo nuovo appuntamento di Chiara’s room. Michele Bertolini ci parlerà dei film a cui è più legato con cadenza settimanale, sino ad arrivare in cima alla sua top list. Buona lettura.
Chiara Orlando
I dieci film della mia vita
Se Flaubert consigliava di leggere per vivere, lo stesso consiglio potrebbe essere esteso al cinema? Ogni film che abbiamo visto non si deposita nella memoria come un tassello della nostra personale biografia, evocando momenti della nostra esistenza, suggerendo percorsi, stimolando lo sviluppo di passioni o interessi ulteriori, che non si esauriscono nella semplice visione dell’opera? Posto di fronte al difficile, forse impossibile, compito di scegliere i dieci film della mia vita, gioco continuamente cangiante come un prisma colorato in movimento, in quanto sottoposto esso stesso alle trasformazioni del tempo e della memoria, sono spinto quasi naturalmente a evocare insieme a un film l’esperienza storica della visione di quell’opera, il valore che ha assunto per la mia esistenza futura, la maniera in cui la pellicola proiettata sullo schermo, come ogni opera d’arte, si è poi tradotta e sciolta in pensieri, immagini, sentimenti, azioni, dubbi, propositi. Un film non è solo un’opera o un oggetto culturale: parlare di un film significa evocare l’esperienza personale della visione di quell’opera, le circostanze, casuali o necessarie, fatali o contingenti, che ci hanno spinto, in un pomeriggio autunnale e umido di pioggia verso quella sala, quell’autore, quegli attori, quella storia.

Dieci film sono troppo pochi, mi dico. I dieci film che avrei scelto dieci o quindici anni fa, non sono gli stessi dei dieci film scelti oggi. Questa selezione è sottoposta a una continua re-visione, letteralmente, a un ripensamento che dipende dal mutare del gusto, della sensibilità, dell’atteggiamento generale verso la vita, e prima di tutto dalle continue, nuove visioni dei film. Ma in fondo si tratta di un gioco, e come tale dev’essere accettato. Anzi, ripeto a me stesso che alla fine non contano tanto i titoli scelti, quanto piuttosto l’esperienza di vita che quei titoli suggeriscono: i titoli sono un’occasione per pensare al valore del cinema per la vita, al rapporto decisivo fra arte ed esperienza. Ogni titolo è per me un omaggio e un atto di amore verso un regista di cui selezionerei l’intera opera, se potessi; e il film scelto spesso non rappresenta ai miei occhi il capolavoro del suo autore, l’opera d’arte più compiuta, quanto piuttosto il momento di un incontro, di un contatto con quell’autore, con quell’esperienza specifica. A volte, come nel caso di Robert Bresson (Pickpocket), è il primo film che ho visto di quel regista, un primo bacio da cui difficilmente sono riuscito a staccarmi: un’epifania, una rivelazione improvvisa, l’incrocio di sguardi di un primo amore.

Riconosco il valore artistico superiore di altri film del regista francese, ma non posso che scegliere Pickpocket: d’altra parte l’amore trasforma anche i difetti in virtù, e la lista dei miei dieci titoli è soprattutto una promozione personale di affetti. Oppure, è forse l’incontro aurorale con il cinema stesso e con la sua magia, come nel caso del Settimo sigillo di Ingmar Bergman, visto quasi di soppiatto in un’aula scolastica a 17 anni: il momento della rivelazione del cinema come arte. Di alcuni film ho condiviso la storia, la morale, la concezione del mondo, in un processo di identificazione che la filmologia come la semiologica o la psicanalisi del cinema non cessano di indagare; di altri soprattutto lo stile, la forma, il ritmo del montaggio. Ogni film evoca una storia, un racconto di vita che insegue le esistenze personali al di là della pellicola, di ciò che scorre sullo schermo. Sono queste storie, queste esperienze che cercherò di raccogliere nelle righe che leggerete.
Michele Bertolini