Riccardo Vendrame mi aspetta davanti al locale dove ci siamo dati appuntamento per l’intervista: veste una polo verde, un pantalone blu e ha un casco in mano. Una lambretta parcheggiata qualche metro più in là lo proietta istantaneamente in un’altra era.
Vedrame, sebbene di aerei ne prenda parecchi, è più una figura senza tempo, un “dandy” catapultato tra cantine, vigneti e hall di aeroporti.

Il fatto che ordini una cedrata mi toglie quel senso d’ansia che uno ha di fronte a chi di vino ne sa parecchio.
“Io non so nulla di vino”– precisa sorridendo sotto i baffi che lo fanno sembrare al poliziotto della serie Narcos.
La sua affermazione è spiazzante, non te l’aspetti da uno che del vino ha fatto il suo mestiere, ma ancora meno ti aspetti quello che racconterà di lì a poco.


Ho sempre avuto l’idea (sbagliata) che chi lavora in quel mondo viva solo il bello e il buono di quell’ambiente e che di fatica non ne faccia.
Riccardo Vedrame mi fa capire che il clima che regna nei meeting e nelle cene di lavoro non è esattamente come me l’ero immaginato.


Niente atmosfere leggere e spensierate, lunghi sorseggi, inviti a chiacchierare: lavorare nel settore del vino significa sfoderare un’ascia ben appuntita con cui fronteggiare battaglie infinite sul prezzo.
L’idea alquanto fantasiosa che nutrivo del mondo del vino e del Prosecco si perde, parola, dopo parola, nel misero perlage della bolla che comunque mi ordino.

Ed è allora che la discussione si fa più interessante. La visione di Riccardo Vendrame su ciò che sta accadendo è precisa e nitida. Di dubbio ne ha solo uno: il metodo di fare le cose.
“Noi italiani ci siamo messi a fare senza una programmazione precisa, senza un piano a lungo termine. Continuiamo a fare gli stessi errori. Ed è la cosa che ci riesce meglio.”
Polemico o realista?
I cugini d’Oltralpe sono e saranno sempre un punto di riferimento, così come lo sono i tronchi nodosi e rosicchiati dalle intemperie dei loro vitigni pregiati.


Non posso che annuire a Vendrame, visto che salta agli occhi quanto il “fenomeno” non possa durare in eterno. E che soprattutto non andrebbe “sfruttato” come lo si sta facendo ora.


Mentre Riccardo Vendrame parla, visualizzo la sua galleria di Instagram: i vigneti, i centri storici delle capitali europee, le Alpi. Il suo ennesimo statement mi riporta alla cruda realtà: Instagram scompare, così come la mia bolla.
Il tempo e i vigneti ci daranno ragione.
Chiara Orlando
Riccardo Vendrame Instagram account