Una premessa: non ho visto la pellicola realizzata da Dario Argento nel 1977 ispirata dal libro De Profundis di Thomas de Quincey, pertanto non posso fare un paragone con il film Suspiria diretto da Luca Guadagnino.
Ma partiamo con ordine: l’hype per questa pellicola era così alto, che era inevitabile che in molti ne rimanessero delusi.

Chi guarderà Suspiria di Guadagnino dovrà calarsi nell’ottica con cui il regista siciliano ha girato la pellicola, ovvero prediligendone l’estetica, dando particolare vigore alle scene di danza e omaggiando la donna. Basterà?
No, ciò non basta, perché sebbene ci siano delle sequenze interessanti, il film non riesce a catturarti completamente.
Non sono una fanatica del genere horror o spatter, ma in Suspiria mi aspettavo delle scene più cruente e grottesche.

La violenza resta confinata nella trasformazione che subisce una ballerina non appena la protagonista, la giovane ballerina statunitense Susie Bannion (interpretata da Dakota Johnson) che vuole studiare nella prestigiosa scuola di danza di Berlino, inizia a volteggiare in aria di fronte alla coreografa Madame Blanc (Tilda Swinton).
In Suspiria, la tensione non corre lungo tutto il film e ciò è un peccato.
Certo, la città di Berlino grigia e sterile e alcune sale della scuola di danza fanno venire i brividi, ma la cosa finisci qui, mancano le scene in cui sgranare gli occhi per lo stupore o il disgusto.


Guadagnino si concentra invece su ciò che ama e che avevamo già visto nelle sue opere precedenti: l’arte. In Suspiria con la musica (le musiche sono di Tom Yorke) e la danza.
Tilda Swinton, ovvero Madame Blanc, dà prova anche in questa pellicola di essere sempre talentuosa e versatile, ma ciò non è sufficiente ad ingentilire il mio giudizio sul film.
Che peccato.
Chiara Orlando