Martin Eden sta facendo incetta di premi un po’ ovunque: è valso la Coppa Volpi a Luca Marinelli alla 76ma edizione del Festival di Venezia e anche al Toronto Film Festival è piaciuto. La pellicola di Pietro Marcello si è aggiudicata in Canada il Platform Prize, un riconoscimento prestigioso che premia il cinema d’autore.

Io personalmente l’ho trovato un buon film, ma da qui a definirlo un capolavoro, la strada è lunga.
La politica, i sentimenti, l’amore per la filosofia e la cultura sono il filo conduttore di questa libera, forse troppo libera reinterpretazione del Martin Eden romanzo.

Il Martin Eden interpretato da Luca Marinelli ci accompagna in una Napoli povera e culturalmente arretrata da cui egli cerca disperatamente di fuggire. Egli riuscirà nell’intento, anche se con difficoltà.
Difficile sposare in toto la scelta del regista di raccontare il Novecento usando ambientazioni e personaggi ben più recenti. Stessa cosa vale per le musiche e per abiti ed oggetti che sappiamo essere di epoche più vicine a noi.

Forse l’intento del regista era quello di dirci che le cose che vediamo stanno capitando ancora qui ora, ma si poteva forse trovare una formula un po’ più efficace.
In quanto a Marinelli: certo egli è un abile Martin Eden, ma il talento di Joaquin Phoenix e Adrian Driver sono tutt’altra cosa.
Chiara Orlando